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salva invia
21 Marzo 2011
Oggi è il giorno buono, lo sento
Degli uomini intorno un tavolo.
È la pausa. Tra poco si torna su, a impastare, a portare il secchio, a mettere i mattoni, a fare le tracce.
Le scarpe sono sporche di calce. Forse pure i pensieri sono impastati di calce.
I pensieri sono ruvidi al tatto.
Qualcuno raschia un biglietto d’una lotteria, gli altri guardano.
Scettici. Complici. Speranzosi. Hai visto mai.
Avere qualcosa da raccontare. Un miracolo, io c’ero, posso giurarlo.
L’altro ieri, a Merano, un tizio ha vinto venti milioni grattando un biglietto da cinque. L’ha detto la radio.
No, è andata così: l’altro ieri, a Merano, un tizio ha vinto venti milioni grattando un biglietto da cinque. L’ha detto la televisione.
No, no, era così: l’altro ieri, a Merano, un tizio ha vinto venti milioni grattando un biglietto da cinque. C’era scritto sul giornale.
Hanno facce da lavoro, abiti da lavoro, mani da lavoro, sorrisi da lavoro.
Pensieri da lavoro.
Oggi, almeno.
Domani o dopodomani forse avranno altri abiti, altre mani, altri sorrisi.
Altri pensieri.
Domani o dopodomani, forse, il lavoro non ci sarà. Si costruisce poco. Case ne servono. Case ne servono tante, ma non si fanno. Chissà perché.
O magari, domani o dopodomani sarà festa. Festa grande.
Che si è vinto.
Che il lavoro non ci sarà perché si sarà finito di lavorare. Per sempre.
Per questo giocano. Per questo rischiano.
Loro lo sanno cos’è il rischio, quando vai volando sulle impalcature a finire il tetto.
Senza protezione.
Quando devi sbrigarti a fare la soletta, che il sole è forte e il cemento asciuga troppo in fretta e non è buono. Che si spacca.
O piove troppo, e il cemento si fa troppo liquido, e non è buono. Che si annacqua.
Quello è il rischio.
Questo è un gioco. Raschiare un biglietto, sperando di trovarci la combinazione che ti può salvare la vita. È la combinazione di numeri del grattaevinci, non il casco, non la cintura, la tua protezione, oggi.
Le mani troppo grandi per quella moneta che serve a grattare.
Le mani lo sanno che quella è una sciocchezza.
Sono abituate a misurare il reale, il concreto. A pesarlo.
C’è troppa leggerezza in questo biglietto.
Vola via.
Ci porta via.
Poi, tutto si scioglie in un’imprecazione, in una risata.
In un’imprecazione per ridere. Tanto si sa già come stanno le cose. Ma ancora alla radio credi, alla televisione, ai giornali credi.
Domani. Domani si riprova. Nella pausa. Un altro biglietto.
Domani è il giorno buono per giocare. Lo sento.
Domani. Domani c’è da fare l’intonaco.
Domani è il giorno buono per lavorare. Lo sento.

[l'immagine è di Simona Pampallona e, con questo testo, ha partecipato all'iniziativa "narratingthecrisis" a Roma.
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