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08 Dicembre 2004
Silvio, la Guardia Rossa
Sfibrato da una «verifica» del Gran Consiglio che non aveva mai fine e da una notte dei lunghi coltelli che non vedeva mai l’alba, il Cavaliere si è ritrovato subito impastoiato tra le grane d’un partito zeppo di veti incrociati e potentati locali in guerra per le prossime regionali. Sono i 'blockers' che fanno resistenza, i ‘placcatori’, quelli che «impediscono alle persone di avvicinarsi, e soprattutto ai giovani di crescere». La sua «creatura», Forza Italia, è ormai «un partito ingessato, imbalsamato, secolarizzato». È troppo. Come disse il giovane militare che proteggeva una lunga e inconcludente riunione del Consiglio dei Soviet, «La guardia è stanca». E così ha fatto la sua mossa del cavallo, è tornato il rivoluzionario d’un tempo: il partito va preso di doppiopetto.
Nella Sala della Regina di Montecitorio, di fronte una folla di giovani adoranti che agitava foularini similhermès e cravatte regimental ha lanciato la sua parola d’ordine: «Bombardare il quartier generale». Tornano in sella nel partito-impresa gli uomini della «lunga marcia avverso le istituzioni», i Dell’Utri, gli Scajola, i Tremonti. Salpa «l’impresa dei Mille», le nuove guardie rosse, le nuove camicie rosse.
Del politburo appena insediato, della «banda dei tre» [ma non erano quattro?], Dell’Utri insegnerà ai Mille come coltivare le buone amicizie, Scajola come parlare affettatamente in pubblico rispettando le virtù dei morti [una sorta di orazione di Antonio per Cesare è il suo pezzo forte], Tremonti come ritoccando i libri contabili qua e là con un po’ di creatività le cose tornano e, perbacco, persino Goethe scriveva che la partita doppia è una delle più mirabolanti opere dell’ingegno umano [Dell’Utri, che è un bibliofilo, ha la prima edizione del Faust con firma autografa del grande tedesco]. E, non lo si dice ancora, ma nei corridoi lo si dà per sicuro, per tutto quello che attiene il diritto, e soprattutto i rapporti con la magistratura, ci sarà Cesare Previti [eccolo il quarto] a svolgere il ruolo di magister.
Ha inizio la «Rivoluzione Culturale», il «Grande Balzo in Avanti». Che faranno le mille guardie rosse di Silvio, il Grande Timoniere?
Agiteranno il loro libretto con le massime del Cavaliere, [tipo, «Il potere nasce dalla canna del tubo catodico», «Del conflitto di interessi in seno al popolo»] e le sue fotine, Silvio da piccolo con il papà, Silvio diplomato, Silvio all’università, Silvio chansonnier, Silvio imprenditore edile, Silvio ecosìvia? O il loro libretto rosso sarà il «Libro nero del comunismo»?
Presi da furore iconoclasta [«serve uno spirito quasi religioso» - questa è di Ferrara, ci scommetto un caffè], rimetteranno per scompigliarlielo il riporto a Schifani [Linpiao1], immergeranno la testa di Bondi [Linpiao2] nella pece e poi nelle piume d’oca, calcheranno una bandana su Cicchitto [Linpiao3] per farlo arrossire, che non c’è mai riuscito nessuno?
E gli Schifani, i Bondi, i Cicchitto, dove verranno mandati a fare autocritica e rieducarsi, a Segrate? Spazzeranno i vialetti, svuoteranno i laghetti dei pesci, puliranno le aiuole di Milano 2? Poteranno i cespugli della villa di Arcore? O le stalle, dove non s’è trovato un sostituto all’altezza? Raccatteranno le palle a San Siro? Oppure, porgeranno i fogli a Emilio Fede e governeranno il parcheggio di Rete4?
Dei nostri Mille [andranno a due a due, come i carabinieri e i poliziotti di quartiere], dismesse le verdi casacche, le ragazze vestiranno à la prestigiacomò e i ragazzi à la fittò, taielluerini, foularini e chanelline per le femminucce, blazer blu, cravatte, e scarpe con il tacco per i maschietti. Ma chi pagherà i guardaroba? Li educheranno alle spese a piè di lista? C’è un forfait, un extra, un che? Insegneranno loro i primi rudimenti di come si redige un bilancio, magari con le plusvalenze, che so, calcolando i guadagni futuri, visto che sono promesse loro carriere politiche? Come a ogni apprendista lavoratore che si rispetti viene proposta una carriera: nel partito, anzi nella politica, che per il Cavaliere è lo stesso un proprio «affare». La politica, leninisticamente, ritorna prepotente per quel che è: una professione. Un’occasione di lavoro e di arrampicata sociale [Dell’Utri, che è un bibliofilo, ha la prima edizione de Il Rosso e il Nero con firma autografa di Stendhal].
Mi chiedo: nasceranno amori tra i Mille? È praticata la castità? Nel kit del giovane agitatore [il Grande Timoniere distribuisce sempre kit di sopravvivenza] ci sono spiegazioni [illustrate] in tal senso?
Da dove partiranno i Mille, da Quarto, per sbarcare a Marsala, nella terra di staminchia-Micciché per risalire la penisola? A Palermo, entusiasti picciotti si uniranno loro per svecchiare il partito? Dove tenteranno di placcarli i blockers? A Milazzo, in Aspromonte, a Gaeta, sulla linea del Garigliano? Il sindaco di Catania, il miracolante medico personale Scapagnini trema già: questa non gliela doveva fare, il botulino gli ha dato alla testa, gli ha dato. E i Mille, disseminati come scintille per dar fuoco alla prateria, si riuniranno un giorno per marciare su Roma? Si incontreranno con le camicie verdi di Bossi e Borghezio che coleranno giù dalle Alpi e dalle Prealpi come formaggio fuso?
Ci contatteranno uno per uno, casa per casa, come i distributori degli opuscoli di «Svegliatevi!» e «La Torre di Guardia» [Dell’Utri, che è un bibliofilo, ha la prima edizione de Il libro di Mormon con firma autografa di Dio]. Suoneranno al citofono nelle ore più improbabili e ci chiederanno cortesemente la risposta a un sondaggio, «Lei crede che i comunisti abbiano smesso del tutto di esistere?». Che dire? Qual è la risposta esatta? Ci sarà una domanda di riserva?
Lunga, lunga vita al Grande Cavaliere: viva Marx, viva Lenin, viva Ber-lu-scon.

Io, poi, non ci trovo niente da ridere.

Roma, 8 dicembre 2004

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