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06 Marzo 2002
Ministro Castelli: mandi i giudici on line!
L'iniziativa è inglese e non ci saremmo mai sognati di suggerirne una italica riproduzione prima dello storico lingua-in-bocca tra Blair e Berlusconi [che gigioneggia così: "un uomo di sinistra che fa le cose di destra e un uomo di destra che fa le cose di sinistra" - come fosse una cosa da dire e non da rabbrividire]. Anzi, di più, dato che afferisce anche il Galles - che sta celticamente a cuore al ministro - siamo certi fargli cosa gradita per questa segnalazione.
In breve: in Inghilterra, dall'inizio dell'anno, è possibile presentare denuncia on line - direttamente, senza passare da uno studio legale - e un tribunale, quello della contea di Northampton, emetterà la sua sentenza dopo aver svolto tutte le pratiche necessarie per acquisire gli atti, sentire le parti eccetera eccetera. Alcune delle obbligatorietà avranno carattere tradizionale, altre si adempiranno esclusivamente via Internet. Chi ha presentato denuncia [e la parte avversa, naturalmente] può seguire l'andamento della propria causa sul sito.
Ora, non è che sia difficile capire quale enorme vantaggio potrebbe aversene in Italia dall'applicazione di questa "invenzione" inglese: intanto, l'onorevole Previti potrebbe tranquillamente svolgere il suo fondamentale ruolo nel Parlamento senza essere scocciato continuamente dai giudici di Milano per andare a essere interrogato: un click, un colpo del mouse e tra una interrogazione o una votazione parlamentare, un tramezzino alla buvette e una sfoltitina ai capelli dal barbiere di Montecitorio, senza particolare aggravio dell'anca malata, eccolà che l'avvocato Previti può liberamente difendersi. E senza pagare parcella al proprio studio [così non c'è neanche il rischio che un domani qualcuno salti su a dire che vi sia stato un falso in bilancio]: all'avvocato Previti non mancano certo le buone ragioni per svolgere con effetto la sua arringa sulla minacciata libertà degli individui e sulla concussione. Certo, qualche studio legale potrebbe soffrirne, ma gli avvocati di Berlusconi stanno tutti sistemati, non c'è proprio problema.
Ancora: si risolverebbe il problema della scorta per i giudici e i pubblici ministeri: semmai andranno forniti di buoni tecnici informatici, di quelli che sono maghi con i cavi e le connessioni, che fanno miracoli con le web-cam e l'audio: ma non dovranno andare in giro [perché devono andare in giro?] : che rimangano nelle loro aule, connessi ai loro computer [si potrebbe, con il tempo, studiare delle soluzioni cyborg-anatomiche per mantenere sempre attiva la connessione].
Non ci saranno inaugurazioni dell'anno giudiziario con giudici che sfilano in toga nera o che comiziano come fossero sul Piave, via, via, tutto sul digitale. Vuoi mettere, quando tutto diventa così discreto, lontano dai riflettori dei mass media?
E ancora: il nostro presidente del Consiglio sarebbe garantito da un clima sereno e asettico - quale è proprio delle tecnologie - e non più si troverebbe in un ambiente irriguardoso e plumbeo, non ci sarebbe l'eco di una malevolenza nei suoi confronti, via, via, tutto sul digitale.
E non ultimo, si toglierebbero - a una sinistra che non sa più a cosa aggrapparsi e a che santo votarsi - quegli insulsi girotondi attorno a un palazzo che sarebbe ormai vuoto d'anime e cose: cosa dovrebbero fare i quarantamila del palavobis, girare attorno a un mainframe? Non è la stessa cosa, lo capisce chiunque. E' come tradurre il prode contadino a petto di Federico il Grande nel suo "a Berlino ci sarà ben un giudice!" con un "in Internet lo troverò un giudice!".Tutto si sbiadirebbe nella memoria d'un tempo antico, quando c'erano avvocati, pubblici ministeri, giudici, corti popolari. Quando c'erano aule di giustizia.

Roma, 6 marzo 2002
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